mercoledì 25 novembre 2009

LA SOFFERENZA



"Perché
soffro?






Vivo
la mia vita di tutti i giorni, lavoro, mangio, esco con gli amici, ho una
relazione, ho una famiglia... e soffro.






Non
capisco cos'è questa sofferenza, questo malessere che mi consuma da dentro.
 


Non capisco... non mi capisco, ma soffro!"
 


La sofferenza psicologica, cos'è, a cosa serve?




Una
Ferrari di formula uno è un capolavoro di ingegneria, tutti la ammirano,
tutti la vorrebbero guidare, altri la invidiano. 




Beh,
vi assicuro che se questa Ferrari si trovasse a percorrere una strada paludosa
e piena di buchi si sentirebbe un inutile ammasso di ferraglia e kevlar!






Ed
una motoslitta che si muove veloce e agile sulla strada innevata, come
si sentirebbe su una splendida pista liscia, ben asfaltata, larga e senza un
filo di neve?






Un inutile ammasso di ferraglia,
ovvio!














La sofferenza sopraggiunge quando per
troppo tempo percorriamo una strada che non è la nostra.
 


Forse in precedenza abbiamo incontrato un bivio di fronte al quale abbiamo
fatto una scelta, più o meno consapevole, più o meno forzata, ed ora ci
troviamo sulla strada sbagliata.





E più siamo lontani dalla nostra VERA
strada
e più soffriamo. 





Questo è il senso della sofferenza






L'unico
modo per ritrovare la nostra via è la
CONSAPEVOLEZZA: leggersi dentro, interrogarsi, lasciare
emergere il nostro sub-conscio affinché possa comunicarci chi siamo realmente,
è questa l'unica via!
 


Aumentando il nostro livello di consapevolezza, inutile dannarsi se non siamo una Ferrari, il
nostro splendido essere una meravigliosa e unica bicicletta ci riporterà
sulla nostra pista ciclabile, consapevoli e felici!








Dal
momento che ci si scopre a soffrire ecco che ci si deve rendere conto che non
si è consapevoli, perché se lo fossimo stati non avremmo intrapreso la strada
sbagliata.



Da qui perciò la necessità di domandarci chi siamo realmente, dopo
esserci chiesti chi crediamo di essere.
 


La risposta non sarà né immediata, né facile, né sempre accettabile.
 


Attraverso l’introspezione ma anche attraverso l’aiuto di chi ci sta accanto e
ci conosce, cominciamo a scoprirci, evitando di continuare a “mentirci
addosso”. 






Se
abbiamo solo due ruote non possiamo essere una Ferrari, forse saremo una
motocicletta o uno scooter o una bicicletta, dobbiamo cominciare ad
accettarlo. 




Se
poi la nostra scoperta non ci piace, non dobbiamo rifiutarla ma eventualmente
adoperarci per cambiare verso ciò che vorremmo essere.







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